Siamo arrivati alla fine della corsa anche per Person of Interest che chiude con “return 0” 5 anni di avventure. Si sa che i finali di serie sono molto difficili e pericolosi; è facile commettere un passo falso e compromettere in questo modo il lavoro fatto fino a quel momento. Per non parlare delle aspettative dei fan sul suddetto episodio che dovrebbe concludere qualsiasi storyline lasciata in sospeso e dare a tutti noi un senso di chiusura e di fine. Chiaramente più lo show è di qualità, più è amato dai fan e più sono alte le aspettative… chi non si ricorda i recenti casi – flop clamorosi – di How I Met Your Mother e Dexter? Oppure quanto fa discutere ancora il finale dei Soprano, a distanza di quasi dieci anni?!
Bisogna dire che fin dal 2011, nonostante qualche episodio un po’ meno incisivo, Person of Interest è uno degli show più di qualità andati in onda, in particolare se ci si concentra sulle ultime tre stagioni. Sicuramente gli è mancato qualche riconoscimento ufficiale, ma i fan sanno quanto ben fatto sia. Quindi la domanda si rivela essere: il finale di Person of Interest ha soddisfatto le aspettative?
Sì. Questa è almeno la mia risposta, e spero anche la vostra. Il finale ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che Person of Interest è la storia della Macchina, non di Finch, né di Reese, né di Root o Fusco o Shaw. L’intelligenza artificiale e il suo viaggio alla comprensione dell’umana condizione sono il centro e il cuore della serie. Anche la battaglia finale sul satellite tra Samaritan e la Macchina l’ho personalmente sentita come una vittoria molto “umana”, in un certo senso. Infatti, nonostante tutte le simulazioni di disfatta, ha vinto l’intelligenza sfavorita, quella che in teoria avrebbe dovuto perdere, ma che riesce a spuntarla perché ha acquisito una sorta di “cuore”, ovvero una maggiore comprensione della condizione umana, e la Macchina riesce a vincere perché, per dirla con parole sue, “non può permettersi di perdere.”
Tornando ai nostri protagonisti, se proprio dovessi trovare un difetto a questo finale è proprio l’happy ending che coinvolge Harold Finch. Nel senso che tra tutti i protagonisti dello show, Finch è quello che personalmente ritengo meno meritevole del lieto fine. Quest’anno lui e la sua inflessibile etica sono stati messi alla prova più di quanto ritenessi possibile, eppure “Quattrocchi” – per dirla alla Fusco – non sempre è stato all’altezza della sua invenzione, anzi spesso è stata proprio la sua inflessibilità ad essere causa di alcune morti. Reese, sicuramente, per quanto vivesse in “borrowed time” (tempo preso in prestito) meritava una fine migliore, un suo happy ending, anche se forse proprio a causa delle sue origini, lo abbiamo potuto vedere da bambino al funerale del padre, non avrebbe potuto abbandonare la sua missione: salvare il genere umano, una vita alla volta. E come ha ammesso lui stesso alla fine: “At first, I’d been trying to save the world for so long, saving one life at a time seemed a bit anticlimactic. Then I realised that sometimes, one life, it’s the right life. It’s enough.” (All’inizio cercavo di salvare il mondo da così tanto che farlo una vita alla volta sembrava un po’ sconfortante. Poi ho capito che qualche volta, una vita, è quella giusta. È abbastanza.) E così Reese ripaga il debito che sentiva di aver contratto con Finch nel pilot, quando Harold gli aveva non solo salvato la vita, ma anche dato uno scopo in modo che non sprecasse la sua. Per John Reese a quanto pare la vita di Finch non solo è abbastanza, ma è anche quella giusta da salvare per aiutare il mondo. Di questo io non sono così sicura, ma forse è proprio questo il punto, nessuno è perfetto, nemmeno Finch, ma Reese aveva fiducia che l’amico avrebbe contribuito a rendere il mondo un posto migliore e quindi non ha esitato a dare la sua vita affinché Finch potesse vivere la sua.
Harold Finch dal canto suo prende a cuore il sacrificio di John e lo onora insieme ad un ultimo insegnamento della Macchina che nel tentativo di spiegare le sue azioni racconta quello che ha capito sulla condizione umana: “Everyone dies alone. But if you mean something to someone, if you help someone or love someone, if even a single person remembers you, then maybe you never really die at all.” (Tutti muoiono soli. Ma se abbiamo significato qualcosa per qualcuno, se aiutiamo qualcuno o amiamo qualcuno, se anche una sola persona si ricorda di noi, allora forse non moriremo affatto).
In un certo senso questa frase si può intendere come se anche Person of Interest non sia morto affatto, visto che lo show ha un profondo significato per tutti i suoi fan, e quindi possiamo anche dire che non morirà/finirà mai finché ci saranno i fan a ricordarlo. Di sicuro io me lo ricorderò. E voi?
Non dimentichiamo gli altri tre protagonisti del telefilm: Shaw, Fusco e Bear/Tito. Sono piacevolmente sorpresa dalla decisione degli autori di non cambiare il personaggio di Sameen Shaw, quando infatti viene messa davanti ad una scelta se ricorrere ai suoi vecchi metodi o prendere la stessa strada dei suoi amici, Sameen fa la scelta meno scontata e uccide Jeff sapendo di poter convivere tranquillamente con la sua scelta. Sempre parlando di Shaw, non so se ci avete fatto caso, ma la ragazza fa ormai fatica a distinguere Root dalla Macchina e spesso nel finale le è capitato di confondere le due. Il suo happy ending consiste nell’andare incontro a New York con Tito (Bear nella versione inglese) aspettando che la Macchina le dia numeri per continuare la sua missione. Sono stata più delusa invece dal finale dato a Fusco, un po’ affrettato e non sempre chiaro, magari sarebbe stato meglio spendere 30 secondi in più per chiarire come abbia fatto il detective a riavere il suo distintivo dopo che Samaritan aveva esposto il suo collegamento con il famigerato “Man in the Suit”. Tra tutti i protagonisti lui è sicuramente quello che ha avuto un cambiamento maggiore, dopo questi eventi sono sicura che il detective Fusco proteggerà sempre le brave persone di New York e non rimarrà più invischiato con gruppi di poliziotti corrotti.
Si è sentita qualche voce su un possibile spin off, visto anche il finale aperto di Shaw e la Macchina, personalmente io sono tra il gruppo di persone che non vuole vedere tale spinoff/sequel. Person of Interest ha funzionato perché, senza saperlo, abbiamo assistito all’evolversi di un’intelligenza artificiale, lo spin off non potrebbe, onestamente, raggiungere traguardi così alti. Quindi preferirei che lasciassero le cose come stanno.
Nel prendere commiato definitivamente da questo piccolo capolavoro televisivo, ringraziamo le nostre pagine affiliate Person Of Interest Italia e Person Of Interest ≈Italia Fans≈ che ci hanno accompagnato in questo viaggio.
Se vi va lasciateci le vostre impressioni sul finale dello show. Cosa vi è piaciuto e cosa no? Vorreste lo spinoff?